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LEGUMI, PRODUZIONE IN RIPRESA IN ITALIA, MA NON BASTA. FORTE DIPENDENZA DALLE IMPORTAZIONI, 98% PER LENTICCHIE, 95% PER FAGIOLI

LEGUMI, PRODUZIONE IN RIPRESA IN ITALIA, MA NON BASTA. FORTE DIPENDENZA DALLE IMPORTAZIONI, 98% PER LENTICCHIE, 95% PER FAGIOLI

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La produzione di legumi secchi (fagioli, lenticchie, ceci, piselli, fave) nel nostro Paese ha conosciuto una drastica diminuzione a partire dagli anni ’60, passando da un quantitativo complessivo di 640.000 tonnellate al picco negativo di 135.000 tonnellate (-81%) raggiunto negli anni 2010-15. Oggi per fortuna l’Italia ha cominciato ad invertire la curva, parallelamente alle scelte alimentari che hanno sempre più premiato il consumo dei legumi. In particolare si sono registrati buoni trend di crescita nella produzione nazionale di ceci e lenticchie: complessivamente oggi l’Italia, con circa 200.000 tonnellate, si colloca all’ottavo posto in Europa per la produzione di legumi secchi. È questo uno dei dati emersi dal Report sui legumi e sulle colture proteiche nei mercati mondiali, europei e italiani realizzato dall’istituto di ricerca Areté per conto dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari.


Dalla relazione emerge come il lungo trend negativo della produzione registrato in Italia negli ultimi decenni abbia avuto dirette conseguenze sugli scambi commerciali da e verso il nostro Paese, accentuando la posizione di importatore netto dell’Italia, da 4.500 tonnellate di legumi nel 1960 a circa 360.000 nel 2017.


L’Italia dipende quindi fortemente dalle importazioni di tutti i legumi per soddisfare la propria domanda. Lo attestano con grande evidenza questi dati: nel 2017 il rapporto import / consumo presunto è stato del 98% per le lenticchie, del 95% per i fagioli, del 71% per i piselli, del 59% per i ceci. Rispetto alla media europea, nell’anno 2016 (ultimi dati disponibili per la UE), l’Italia ha importato il 65% del suo consumo, contro il 33% della Ue.


Dal 2015, come detto, superfici e produzioni sono tornate ad aumentare: nel 2017 circa 100.000 ettari (+35%) e 190.000 tonnellate (+37%). Consistenti aumenti produttivi per ceci (+72%), lenticchie (+60%) e piselli (+52%). Nel 2017 l’Italia è stato il secondo produttore di ceci (dopo la Spagna) e il quinto produttore di lenticchie.


Europa, produzione in aumento, ma resta la dipendenza dalle importazioni

La produzione europea di legumi secchi sfiora i 5 milioni di tonnellate. La classifica dei primi paesi produttori vede la Francia al primo posto con 788.000 mila tonnellate, seguita da Regno Unito, Lituania, Polonia e Germania (2016).


Il trend produttivo europeo è stato molto fluttuante: in calo costante negli anni ‘70 e‘80, un picco negli anni ‘90, poi di nuovo una produzione molto simile agli anni ’60 quale è quella del 2016.

Va evidenziato ad ogni modo che negli ultimi 10 anni gli ettari coltivati a legumi dell’Ue, che oscillano da 1,5 ai 2,1 milioni di ettari (dato 2016), hanno registrato un notevole aumento a partire dal 2013, a seguito delle nuove misure di greening della Pac attuate nel 2015, dal momento che le colture azotofissatrici come i legumi sono una delle opzioni disponibili per realizzare le Ecological Focus Area (Efa).


La produzione europea di fagioli ha visto un buon incremento, in linea con l’aumento della domanda di consumi interni e ha consentito di ridurre le importazioni al 65% del consumo presunto (era in media del 96% nel periodo 2010 – 2014). Viceversa, per quanto riguarda ceci e lenticchie, la Ue dipende con percentuali ancora molto alte dalle importazioni (89% rispetto al consumo presunto per i ceci e 97% per le lenticchie).

 

Uno sguardo alla produzione mondiale. L’India primo produttore

La produzione mondiale di legumi ha raggiunto nel 2016 il record di 82 milioni di tonnellate e risulta in costante aumento, con una crescita che ha conosciuto ritmi accelerati a partire dal 2005. In particolare, tra i paesi sviluppati, forte è stata la crescita in Nord America e in Australia.


Nei paesi in via di sviluppo, è stata l’Africa a registrare un enorme aumento della produzione (quasi 5 volte). In questo caso, soprattutto per i paesi poveri, i legumi hanno rappresentato una componente essenziale dell'alimentazione e quindi dell'attività agricola. Al contrario, la produzione in Estremo Oriente di legumi si è quasi dimezzata poiché le economie che hanno recentemente aumentato il proprio benessere tendono ad abbandonarne la produzione e il consumo.


Nel 2016, così come negli ultimi anni, la distribuzione geografica delle superfici coltivate a legume è stata ancora molto concentrata in Asia e in Africa, per una quota superiore all'80%; seguono: Nord America, Sud America con il 5% ciascuno, UE e Australia per il 2% ciascuno (media 2010-2016).

I primi 20 paesi produttori di legumi coprono quasi l'80% della superficie e della produzione mondiale. L'India è di gran lunga il principale produttore mondiale, con il 32% dell'area globale e il 21% della produzione.


Il tasso di crescita della produzione di legumi non ha tenuto il passo con il tasso di crescita della popolazione e dei consumi. Secondo la FAO, nel periodo 2000-2014, la popolazione mondiale è aumentata del 19%, mentre la disponibilità di legumi pro capite è aumentata solo di 1,6 kg / anno o del 17%. Per mantenere la stessa attuale disponibilità pro capite, la produzione dovrebbe aumentare fino a 110 Milioni di tonnellate (oggi la produzione è di 82 milioni).

 

Scambi commerciali. Nord America, Australia e UE principali esportatori

Nel 2016, il commercio globale di legumi è stato di 17,2 milioni di tonnellate. I flussi commerciali hanno confermato la tendenza degli ultimi anni che hanno visto i paesi sviluppati emergere come principali esportatori mentre i paesi in via di sviluppo sono stati i principali importatori.

Nord America, Australia e UE hanno infatti rappresentato il 67% delle esportazioni globali di legumi. L'Asia è l’area di maggior import con il 72% delle importazioni globali e l'India è il più grande importatore di legumi al mondo, rappresentando quasi il 20% delle importazioni globali.

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