Motori a basso impatto ambientale e imbarcazioni più sicure, rilancio del pescaturismo e dell’ittiturismo, incentivare i consumi ittici e l’export, dare più spazio a giovani e donne, ma anche meno rifiuti e più economia circolare grazie a infrastrutture più moderne. È quanto ha chiesto l’Alleanza Cooperative pesca nel corso dell’audizione informale presso la commissione agricoltura della Camera dei deputati sul piano nazionale di ripresa e resilienza. “Il Mediterraneo favorisce lo sviluppo di un fatturato annuo dei settori legati al mare di 386 miliardi, con 205 milioni di valore aggiunto lordo e circa 4,8 milioni di posti di lavoro. È importante, dunque, coltivare questo potenziale, creando un’occupazione sostenibile e che aiuti a mantenere e accrescere le risorse marine. Per far questo occorre credere e investire nel settore prevedendo interventi in tutte le aree di interesse del piano nazionale di ripresa e resilienza, perché l’economia del mare è strategica per il rilancio del Paese”. Sul fronte della digitalizzazione, innovazione, competitività, a causa della forte crisi che lo investe, il settore non ha dato risposte adeguate in termini di efficientamento energetico, risparmio energetico e bassa impronta ecologica. “Occorre promuovere, afferma l’Alleanza, la trasformazione dei propulsori utilizzati dalle imbarcazioni impiegate nel settore della pesca e dell’acquacoltura verso forme alternative all’insegna della riduzione delle emissioni, senza alterare i livelli di abilità di cattura o capacità di pesca”. Anche sul turismo, tra le priorità del piano, il settore può giocare un ruolo strategico visto che il 51% della capacità ricettiva degli alberghi in tutta Europa è concentrata nelle regioni costiere. “In questa ottica è fondamentale promuovere e incentivare le attività di ospitalità, ricreative, didattiche, culturali e di servizi, finalizzate alla corretta fruizione degli ecosistemi acquatici e delle risorse della pesca e alla valorizzazione degli aspetti socioculturali delle imprese ittiche, rilanciando così le figure della pescaturismo e dell’ittiturismo”, spiega l’Alleanza. Per incentivare i consumi di prodotti ittici nazionali, per l’Alleanza è bene puntare su accordi di filiera, organizzazioni dei produttori e piani di comunicazione destinati ai consumatori ma anche attraverso la promozione di dinamiche nuove di distribuzione e commercializzazione ed il rafforzamento e la modernizzazione del sistema dei mercati ittici all’ingrosso. “Sì, quindi, ad una piattaforma avanzata capace di mettere in relazione produzione e domanda. Va rafforzato il dialogo mediterraneo nelle sedi multilaterali, sostenere e rilanciare i processi di internazionalizzazione delle imprese, sia per l’identificazione di nuovi mercati di sbocco per le esportazioni sia per il decollo di partnership con altri Stati membri e con i Paesi terzi del Mediterraneo, nella prospettiva di una gestione condivisa delle risorse, in modo tale che l’onere di preservare le risorse biologiche non ricada solo sulle spalle dei pescatori europei”, sottolinea l’Alleanza. Sul tema delle Infrastrutture per una mobilità sostenibile, il settore chiede un censimento delle infrastrutture portuali, comprese le imbarcazioni da pesca, per fotografare la situazione e programmare interventi di ammodernamento in termini funzionali, per garantire l’entrata e l’uscita dai porti in condizioni di sicurezza, di apparecchiature e di mezzi in modo da accrescere la sicurezza degli equipaggi, ma anche architettonici proprio in virtù del valore culturale dei porti di pesca. E poi c’è la questione dei rifiuti. “È importante, evidenzia l’Alleanza, dotare i porti di isole ecologiche sia per lo smaltimento dei rifiuti non differenziabili, sia per favorire meccanismi virtuosi di economia circolare come il recupero di scarti, olii esausti, materiale da smaltire, riciclo di cassette, gestione del prodotto interessato dalle taglie minime”. Un nodo cruciale è quello della ricerca. Per questo l’Alleanza chiede di creare un centro di ricerca nazionale forte ed autorevole sul piano internazionale che accompagni la politica italiana della pesca nelle sue decisioni. E proprio la ricerca diventa strategica anche per l’acquacoltura “per la quale bisogna favorire studi per la riproduzione di specie fortemente sfruttate e nuove specie per le quali attualmente non è possibile effettuare il ciclo di vita completo in cattività e per incentivare le produzioni biologiche”, ricorda l’Alleanza. E per dare un futuro al settore, evidenzia l’Alleanza, occorre garantire un ricambio generazionale, incentivando l’apprendistato, la formazione continua, politiche attive del lavoro e dando luce ad una riforma dei titoli professionali, anche per consentire un’iniezione di nuova forza lavoro. Ma anche rafforzando e valorizzando il ruolo delle donne nella filiera ittica come soggetti promotori di nuova imprenditorialità, visto che, ad oggi, nel settore ittico due imprese su dieci sono guidate da imprenditrici.