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AGRICOLTURA BIO, IL TREND POSITIVO NON CONOSCE SOSTE

Il fatturato annuo dell’ortofrutta biologica in Italia sfiora i 165 milioni di euro. La fotografia del settore è stata “scattata” in occasione del convegno promosso dall’amministrazione comunale di Zevio (Vr) in collaborazione con Cooperativa Agricola La Primavera e BRIO

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Un quadro estremamente ampio e completo dell’andamento e delle prospettive del settore è stato presentato in occasione del convegno “Agricoltura biologica: un’opportunità per il nostro territorio” svoltosi a Zevio (Vr). Un appuntamento promosso dalla amministrazione comunale in collaborazione con la cooperativa La Primavera e BRIO, moderato dal giornalista Giorgio Vincenzi e aperto da Gabriele Bottacini, assessore comunale all’Edilizia Privata e all’Agricoltura di Zevio.

I lavori sono proseguiti con l’intervento di Albino Migliorini, presidente della Cooperativa Agricola La Primavera, che ha ripercorso la storia della cooperativa; nata nel 1989, oggi conta 75 aziende agricole socie presenti non solo nel territorio veronese, ma in molte regioni italiane con una significativa presenza nel meridione. Attraverso BRIO commercializza i prodotti dei soci sul mercato nazionale ed internazionale. “Nel 2016 – ha dichiarato Migliorini – abbiamo conferito circa 58.000 quintali di produzioni ortofrutticole bio coltivate su una superficie di 300 ettari. A fare la parte del leone le mele con 20.000 quintali, seguite da kiwi (9.000), clementine (6.000), lattughe (5.000), pere (4.000), arance (4.000), pomodori (3.000) e zucchine (1.000). Migliorini ha poi ricordato che quello del bio è un mercato in crescita, ha buone prospettive perché il consumatore lo chiede e la domanda dei prodotti biologici registra un aumento esponenziale rispetto all’offerta attuale.

“L’agricoltore – ha concluso il presidente della Cooperativa Agricola La Primavera – sarà sempre più un custode del territorio e sarà remunerato per questo, ottenendo soddisfazione personale ed economica nonostante le difficoltà legate alla produzione. Dopo 25 anni della nostra storia i risultati conseguiti dimostrano che un buon imprenditore può trarre reddito”.

Giorgio Mercuri, presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari, ha affermato che la scelta effettuata 20 anni fa dalla cooperativa veronese si è rivelata vincente e il successo raggiunto oggi da questa realtà ne rappresenta la migliore conferma.

Mercuri ha poi sottolineato che a fronte della costante crescita del settore occorre da un lato far capire sempre di più al consumatore che il bio rappresenta un valore non solo per la salubrità dei prodotti, ma anche per la sostenibilità del territorio e dell’ambiente. “Dall’altro lato – ha dichiarato Mercuri – occorre agire sul terreno politico affinché la regolamentazione europea attualmente in discussione esprima norme certe e chiare, semplificando gli adempimenti attraverso una diminuzione della burocrazia, ma tutelando le aziende serie e garantendo il rispetto delle regole”. “Il biologico – ha concluso Mercuri – è l’unico comparto che mostra uno sviluppo costante e pertanto rappresenta una buona opportunità per i giovani che desiderano investire in agricoltura”.

Ha poi preso la parola il direttore commerciale BRIO, Tom Fusato, il quale ha ricordato che la società è nata nel 1993 dalla Cooperativa La Primavera (fondata nel 1989), con lo scopo di commercializzare al meglio le produzioni dei soci. In oltre 25 anni di lavoro sono stati ottenuti risultati importanti nello sviluppo e nel sostegno del biologico. “La nostra missione è sempre la stessa – ha aggiunto Fusato – contribuire allo sviluppo di un’agricoltura più salubre e sostenibile, sviluppando il numero delle aziende associate al nostro sistema, valorizzando al meglio la produzione, commercializzando in Italia e all’estero prodotti biologici in modo equo, preferibilmente attraverso il marchio Alce Nero”.

Il fatturato consolidato 2016 del Gruppo BRIO ha raggiunto i 69,6 milioni di euro, con una crescita del 12% sull’anno precedente, per un quantitativo di 373.000 quintali di ortofrutta commercializzati. Questi prodotti rappresentano il 93% del fatturato totale”.

Fusato ha anche sottolineato che a livello generale in Italia la domanda di bio nel 2016 ha superato i 4,8 miliardi di euro, di cui 1,6 legati all’export (dati Nielsen). Il tasso di penetrazione del bio food ha raggiunto il 74% nel 2016 rispetto al 69% dell’anno precedente e nel carrello della spesa bio l’ortofrutta fresca ha un peso determinante: il 74% delle famiglie italiane l’ha acquistata almeno una volta in un anno. Il fatturato annuo al consumo dell’ortofrutta bio in Italia nella GDO (peso imposto) è di 126 milioni di euro (Nielsen dicembre 2016); aggiungendo anche il peso variabile si può ipotizzare un valore intorno ai 165 milioni, pari ad una quota stimata superiore al 2% del totale ortofrutta.

“Per quanto riguarda i principali mercati europei – ha proseguito Fusato – in Germania il mercato bio vale quasi 9,5 miliardi di euro (5% del totale Food) con un aumento del 9,9% sul 2015. Frutta e verdura crescono dell’11,5% in valore, le patate del 16,9%. In Francia invece il mercato vale circa 7 miliardi (4% del totale food), con un aumento del 20% sul 2015. Il valore di frutta e verdura nel 2015 ha sfiorato il miliardo di euro”.

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