In una fase in cui tutti i sistemi di rappresentanza sono impegnati a ripensare la propria collocazione, Agrinsieme, nato all'inizio del 2013 e giunto al sesto anno di attività, conferma e rafforza una comunanza di intenti e di lavoro tra soggetti che rappresentano l’intera filiera e che vogliono trovare nuovi modelli di sviluppo rispetto alle sfide del mercato: dalla produzione alla trasformazione, alla fase commerciale.
Agrinsieme, a cui aderiscono le organizzazioni professionali Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e l’Alleanza Cooperative Italiane - Settore Agroalimentare, rappresenta:
- oltre i 2/3 delle aziende agricole;
- il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata;
- oltre 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate.
Va sottolineato il dato che Agrinsieme, come aggregazione economica, rappresenta il 35% del fatturato agroalimentare italiano.
Si riportano di seguito i temi su cui si concentrerà l'azione del coordinamento nel 2018 e nel 2019, che vede come coordinatore Franco Verrascina, presidente della Confederazione produttori agricoli Copagri. Verrascina subentra a Giorgio Mercuri, presidente dell'Alleanza delle Cooperative Italiane settore Agroalimentare, che ha guidato Agrinsieme nell’ultimo anno e mezzo.
LE NUOVE SFIDE
Nell’attuale fase delicata della Nazione e dell’Europa, alla luce del Governo appena insediatosi e in vista delle elezioni europee del 2019, Agrinsieme si impegnerà fortemente per la stabilità. Stabilità di governo e parlamentare in primo luogo, rimarcando che le imprese, ora più che mai, hanno bisogno di saldezza di politiche e di intenti. In questo quadro va riconsiderato centrale e nevralgico il settore agroalimentare; bisogna intervenire sui mercati in crisi, rilanciare i consumi, rafforzare l’export, rinsaldare le filiere, proporre nuove politiche di green economy, produzione sostenibile e gestione del territorio. E’ inoltre necessario proseguire e rafforzare il lavoro per favorire il ricambio generazionale e l’innovazione tecnologica delle aziende agricole italiane e l’accesso al credito delle imprese del primario.
Il programma di lavoro per la restante parte del 2018 e per il 2019 mira a portare avanti l’opera di confronto continuo a livello nazionale e internazionale all’interno delle associazioni di categoria e con le istituzioni nazionali e comunitarie, partendo dai territori e dalle reali esigenze di chi su questi vive e lavora. Il lavoro di Agrinsieme vuole dare il giusto contributo alla discussione sull'agricoltura che abbiamo, guardando all’agricoltura che vogliamo e alle sfide che ci attendono, iniziando con l’avviare una seria riflessione sul modo con il quale ci poniamo e ci presentiamo ai nostri associati.
Agrinsieme vuole rappresentare un momento di discontinuità rispetto alle logiche della frammentazione, che spesso hanno caratterizzato il mondo agricolo, ed è portatore di un nuovo modello di rappresentanza. Il coordinamento integra, infatti, storie e patrimoni di valori che non vengono annullati, ma esaltati in una strategia unitaria fortemente orientata al futuro. Il tutto con il principale obiettivo di proporsi come interlocutore unico nei confronti della politica e delle istituzioni nazionali e comunitarie. Davanti ad una legislazione agricola in continua evoluzione, Agrinsieme è consapevole della necessità di un’attenzione e un’azione decisa per creare l’infrastruttura giuridica necessaria allo sviluppo delle imprese del settore.
1. EUROPA
Per Agrinsieme occorre ribadire con forza l’opposizione ad ogni sorta di teoria demagogica riguardante l’Unione Europea: senza Europa non c’è futuro per il Paese, così come senza regole comuni non c’è futuro per l’Europa. Vanno però rivisti gli automatismi e i troppi vincoli finanziari che hanno fin qui regolato i rapporti di forza all’interno dell’Unione Europea.
Nuovi orientamenti di politica economica e sociale italiana che contemplino il ruolo centrale di motore e snodo di sviluppo del sistema agroalimentare hanno in un’Europa diversa un passaggio obbligato. Per questo diciamo no al solo rigore e sì alla flessibilità e a scelte politiche coraggiose.
Essere “uniti nella diversità” deve tornare a essere il principale obiettivo dell’Unione Europea e bisogna pertanto lavorare per fare sintesi tra gli interessi diversi, e a volte contrapposti, dei diversi Stati Membri; necessario puntare a obiettivi comuni e ad aumentare il peso della rappresentanza Italiana in ambito comunitario. Il nostro Paese, in qualità di Stato fondatore, deve porsi come primo interlocutore con le istituzioni europee.
2. PAC POST 2020
Per Agrinsieme è fondamentale partecipare da protagonista al dibattito aperto sul Quadro Finanziario Pluriennale e sulle proposte di Regolamenti presentate della Commissione Europea, schierandosi nettamente contro i paventati tagli al bilancio agricolo comunitario. È assolutamente necessario che venga mantenuto un budget adeguato per la Pac post 2020, sulla quale non può ricadere il conto della Brexit. L’uscita del Regno Unito dall’UE non deve poi far calare l’attenzione sull’agricoltura, ma deve, al contrario, essere l’occasione per affrontare il complesso sistema di correzioni e "correzioni sulle correzioni" concessi agli Stati Membri.
Serve una presa di posizione forte sui tavoli comunitari, che garantisca maggiore equilibrio tra Paesi del Mediterraneo ed Europa continentale. Bisogna inoltre orientare la politica europea verso le esigenze dell’economia reale, del sistema delle imprese, dell’occupazione e di una nuova politica sociale. La nuova Pac dovrà favorire l’innovazione, l’aggregazione, il legame con il territorio, l’orientamento al mercato interno ed internazionale, l’efficace gestione del rischio e la tutela del reddito anche rispetto alla instabilità ed alla volatilità dei prezzi.
Le proposte legislative presentate dalla Commissione Ue, pur non mancando di elementi apprezzabili, mostrano numerose criticità. Si esprime forte preoccupazione per i Piani strategici nazionali, che meritano una più approfondita riflessione, con particolare riferimento al rischio di una possibile rinazionalizzazione della Pac e di far venire meno i principi sui quali si basa il mercato unico. È necessaria, ad avviso del coordinamento, una intensa fase di concertazione per evitare che tali nuove politiche strategiche non vadano in conflitto con la Pac, togliendole centralità nelle dinamiche comunitarie, ma al contrario vadano ad attuare e semplificare le politiche già esistenti, con l’obiettivo finale di un migliore utilizzo delle risorse.
La flessibilità lasciata agli stati membri rischia di generare irreparabili distorsioni di mercato; in questo senso secondo il coordinamento l’esecutivo comunitario si troverebbe a dover interpretare il ruolo di controllore. Tale ruolo non sarà sufficiente ad attenuare il pericolo sopracitato, rischiando addirittura di scatenare tra gli Stati Membri una sorta di “competizione al ribasso”, dannosa per i principi stessi dell’Unione, nonché per i cittadini e per gli agricoltori.
Generano poi più di qualche perplessità il capping, ovvero il tetto al quale sono assoggettati i pagamenti della Pac; un tetto ai pagamenti diretti, in assenza di una destinazione veramente univoca dei fondi così risparmiati, rischia di avere un effetto limitato sui piccoli agricoltori.
Analoghe perplessità si esprimono per il meccanismo della convergenza esterna, che nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario mira a uniformare i livelli dei pagamenti diretti tra gli stati membri, ma che va a discapito del valore dei titoli nazionali, superiore alla media dell’Unione Europea.
Tra gli elementi apprezzabili si segnala il mantenimento delle Ocm per vino, ortofrutta e olio d’oliva, nonché dei regimi Frutta e verdura e Latte nelle scuole, e il rafforzamento di alcune misure, tra le quali il sostegno ai giovani agricoltori e alle pmi.
Vanno valutate positivamente anche le proposte della Commissione Europea per la creazione di una piattaforma comunitaria per la gestione del rischio, volta ad unire tutti i diversi stakeholders e in grado aiutare tutti gli attori coinvolti, quali agricoltori, autorità pubbliche, istituti di ricerca e gli operatori del settore privato, a condividere conoscenze e scambiarsi esperienze e informazioni sulle “best practice” poste in campo per far fronte alla volatilità dei prezzi e, più in generale, alle sfide del mercato. L’obiettivo è incentivare le organizzazioni di produttori ad adottare, tra le altre, azioni in favore della competitività, della sostenibilità e della gestione del rischio e delle crisi.
Agrinsieme vuole aumentare il peso della rappresentanza dei Paesi del Mediterraneo, poiché la pressione dei Paesi continentali si è rivelata spesso schiacciante. In molti casi si fronteggiano interessi diversi e troppo contrapposti tra aree diverse dell’Unione Europea. Per questo motivo, Agrinsieme vuole portare avanti e rafforzare l’azione di coordinamento, avviata a settembre 2016, che coinvolge le organizzazioni del mondo agricolo e cooperativo di cinque Paesi dell’UE (oltre all’Italia, Spagna, Francia, Portogallo e Grecia), che da soli rappresentano il 45% del valore della produzione agricola e della spesa comunitaria per il settore.
3. PSR
Le risorse derivanti dai Programmi di sviluppo rurale sono fondamentali per il settore e vanno pertanto utilizzate appieno per evitare il rischio del disimpegno. A questo proposito per Agrinsieme va istituita una cabina di regia nazionale, che delinei un piano finalizzato alla completa e qualificata spesa dei fondi. A tale cabina di regia, che nelle intenzioni di Agrinsieme deve riunirsi con cadenza regolare, devono partecipare rappresentanti del Mipaaf, delle Regioni, delle organizzazioni agricole e di tutti gli stakeholder.
Agrinsieme persegue la semplificazione amministrativa del PSR; in questo senso per il coordinamento è di fondamentale importanza che le banche dati siano aggiornate, accessibili, accreditate dai sistemi e armonizzate a livello regionale, e uno sforzo particolare deve mirare a far riconoscere all’Unione Europea le specificità della realtà italiana, specialmente in tema di multifunzionalità. Tale obiettivo va perseguito anche all’interno dei confini nazioni, con lo scopo di livellare le differenze regionali nell’attuazione delle misure economiche.
4. SCAMBI COMMERCIALI
Agrinsieme continuerà a lavorare per la valorizzazione delle produzioni nazionali, con particolare attenzione all’impatto sui mercati e sul reddito degli agricoltori di eventuali nuove concessioni commerciali.
La globalizzazione degli scambi ha favorito il nostro export agroalimentare, ma Agrinsieme chiede che:
- si conduca sempre un’analisi preventiva sull’impatto di eventuali nuove concessioni commerciali per un costante monitoraggio degli effetti sui mercati;
- si valutino meglio le condizioni che i Paesi terzi impongono all’import di prodotti agricoli e a tutte le barriere tariffarie e non tariffarie che i nostri operatori si trovano a fronteggiare.
In tale ambito, gli accordi di libero scambio già siglati dall’Europa (Ceta) e gli altri ancora in fase di definizione sono di fondamentale importanza per l’export agroalimentare. Occorrerà vigilare affinché negli accordi ci sia ampia tutela delle nostre denominazioni, rispetto delle regole e reciprocità.
Essendo cresciuto molto l’import di materie prime e prodotti agricoli, va necessariamente condotta un’analisi di competitività sulla situazione attuale dei mercati. Si è arrivati al caso paradossale di una produzione tipicamente italiana, come quella agrumicola che - secondo un’indagine di Nomisma, promossa da Agrinsieme - negli ultimi dieci anni, è stata costretta a ridurre la produzione di agrumi del 16%, mentre è aumentato l’import del 145%, spesso anche con notevoli problematiche fitosanitarie. È necessario dunque promuovere una nuova consapevolezza e mantenere alta l’attenzione del Governo e delle istituzioni comunitarie. La rappresentanza comune ha prodotto risultati positivi per soci e imprese del comparto agroalimentare. Ad avviso del coordinamento l’agroalimentare inteso come sistema perfettamente integrato ha i numeri per essere motore e traino della ripresa e della crescita.
5. INTERNAZIONALIZZAZIONE
L’andamento dell’export agroalimentare nel suo insieme continua a mostrare segnali positivi. Veniamo da un decennio di crescita, con dati record negli ultimi anni, fino ai 41 miliardi del 2017, anche se l’export, oggi, è alle prese con sfide e cambiamenti di mercato sempre più impegnativi, che rappresentano un potenziale importante e un fattore di traino per il comparto produttivo.
Lo sviluppo delle capacità di penetrazione sui mercati esteri è fondamentale ed è strettamente legato alla capacità competitiva delle imprese sui mercati internazionali, ma dipende anche dalla presenza d’infrastrutture, strumenti, norme e procedure chiare.
Per Agrinsieme è fondamentale perseguire una politica di internazionalizzazione delle imprese agroalimentari, che definisca chiaramente e nel dettaglio obiettivi, strategie, strumenti e soprattutto risorse ed è necessario a tal fine gestire gli strumenti di sostegno economico, sia nazionali che europei, finalizzati all’internazionalizzazione, così come le iniziative di accompagnamento delle imprese nei mercati esteri.
6. CONSUMI
Secondo Agrinsieme è necessario un tangibile impegno anche per promuovere i consumi interni e la produzione made in Italy. Bisogna perseguire una politica della qualità, che attraverso accordi di filiera e con la grande distribuzione avvicini i consumatori alle eccellenze agroalimentari nazionali, rendendole maggiormente accessibili ad una più ampia platea di cittadini.
7. SEMPLIFICAZIONE
Agrinsieme continuerà a portare avanti una sistematica azione per una sempre maggiore semplificazione burocratica e amministrativa, vero tallone di Achille della nostra economia. Nonostante qualche passo avanti, è pervicacemente presente una burocrazia asfissiante, che scoraggia chi vuole investire, tra cavilli, documenti e attese infinite.
L’azienda moderna passa un terzo delle giornate lavorative ad affrontare i problemi burocratici. Oltre a snellire e ridurre quanto possibile questi oneri, si dovrebbe cercare di adeguare gli adempimenti alla tipologia di realtà che abbiamo davanti: secondo il coordinamento, infatti, complessità ed eccessiva onerosità non possono essere proposti in egual misura per aziende piccole e grandi.
Con un buon coordinamento, basato sullo scambio di dati informatizzati e attraverso lo strumento del registro unico, si può monitorare lo stato di ogni azienda, evitando così di sottoporla ripetutamente a controlli di organismi diversi e di bloccare di conseguenza la sua attività, a causa di richieste che, molto spesso, sono già state effettuate da altri organismi di controllo.
Ancora oggi, troppo tempo e troppe risorse vengono sottratte alla programmazione, agli investimenti, all’innovazione strutturale e infrastrutturale. Ne va della ricerca e della sperimentazione, della modernizzazione, della competitività delle nostre imprese. Tutto questo è indispensabile per crescere, consolidare la competitività, sviluppare le potenzialità.
Il coordinamento ha già fatto proposte precise per la semplificazione e proseguirà il suo impegno per uno Stato al servizio e non contro le imprese agricole e agroalimentari, tenendo sempre a mente che la maggiore forza aggregativa di Agrinsieme ha consentito di operare con efficacia in diversi iter legislativi; è in questa direzione che continueremo ad orientare il nostro lavoro.
8. OCCUPAZIONE
Ad avviso di Agrinsieme vanno sviluppate misure che da una parte favoriscano l’incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro in agricoltura e dall’altra il reperimento di manodopera specializzata e qualificata. La strada per uscire dal tunnel della crisi passa per la specializzazione e l'innovazione, temi sui quali si dovrà necessariamente puntare.
Il trend in forte controtendenza dell’occupazione nel settore agroalimentare, soprattutto se confrontato con gli altri comparti economico-produttivi, va assecondato, con particolare riferimento all’imprenditoria giovanile, con politiche mirate allo sviluppo di un’impresa della quale anche i lavoratori si sentano partecipi.
Sul fronte del lavoro agricolo, Agrinsieme è favorevole al ripristino del voucher, uno strumento che si è rivelato di fondamentale importanza per molte forme di lavoro stagionale.
9. RICERCA
Non è più rinviabile l’avvio una seria e proficua riflessione sul ruolo della ricerca e dell’innovazione nel comparto primario, che indirizzi il dibattito al miglioramento della qualità, della redditività e della produttività. Più che una riflessione sulla ricerca dobbiamo cercare di instaurare un rapporto diretto e biunivoco in quei settori ove il progresso tecnico, lo sviluppo di nuove tecnologie e l’applicazione di queste nuove metodiche, frutto di un trasferimento di esperienze continuativo tra mondo della ricerca e mondo dell’agroalimentare, possa consentire un reale progresso del settore agroalimentare e un vantaggio per l’agricoltura intera.
È necessario inoltre sgombrare il campo da tutte quelle idee preconcette che in questi ultimi decenni hanno bloccato lo sviluppo della ricerca in Italia, impedendo di fatto un progresso che, per le peculiari capacità dei nostri ricercatori, avrebbe potuto contribuire allo sviluppo agrario in modo molto più significativo e con enormi vantaggi anche per la nostra bilancia agroalimentare.
L’agricoltura italiana deve svilupparsi seguendo due linee direttrici: la qualità e l’innovazione. Tali linee direttrici, apparentemente non in sintonia, possono in realtà essere l’arma vincente per fare decollare in modo definitivo il settore, soprattutto se utilizzate in contrapposizione alle informazioni distorte e di parte o, peggio, in malafede. Senza un rapporto stretto, continuativo ed equilibrato tra ricerca e mondo agroalimentare i problemi che attanagliano il settore rischiano di rimanere insoluti.
10. FRAMMENTAZIONE
Per Agrinsieme è fondamentale continuare a lavorare per superare l’attuale frammentazione all’interno della rappresentanza e promuovere una sempre maggiore e più coesa aggregazione, per presentarsi in maniera compatta e unitaria sui tavoli delle trattative nazionali e comunitarie. Va smontata la fragile architettura dell’attuale frammentata e oltre modo dilatata filiera agricolo-alimentare-distributiva, caratterizzata da troppa iniquità e troppi limiti, che costringono a pensare e agire “in piccolo”.
Dobbiamo far affermare la concreta idea di un settore agroalimentare fondato su una logica di vero sistema. Se il prodotto finito s’identifica con un buon nome del Made in Italy, riconosciuto unanimemente a livello internazionale, è perché nell’idea collettiva lo stesso prodotto è portatore di valori che richiamano la sua origine, la produzione agricola nazionale, il legame con il territorio italiano, con quel patrimonio di varietà che è una realtà unica al mondo. Occorre quindi remare con eguale, intensa energia per risultati che rechino a cascata concreti benefici per tutti i suoi artefici, dall’impresa al territorio, passando per il centrale benessere del cittadino-consumatore. Tutto ciò significa dare risposte in termini di redditività per gli agricoltori.
Ogni qualvolta si riesce ad avere una posizione unitaria, forte e coesa si riesce, nella maggior parte dei casi, ad ottenere dei risultati. Non mancano esempi probanti di questa affermazione. Per arrivare a tale risultato, però, ogni componente deve fare la propria parte; non si può ottenere un valore aggiunto dalla commercializzazione di un prodotto “made in Italy” senza il doveroso riscontro nei confronti dei produttori, che sono la base della filiera. Se il prodotto nazionale è un vantaggio, ciò va riconosciuto, nell’ambito di equilibrati e bilanciati rapporti interni al percorso produttivo, agli agricoltori.
Di fondamentale importanza, poi, è continuare a lavorare sugli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea per costruire una rete efficace di Organismi Interprofessionali e Organizzazioni di produttori, in grado di garantire una maggiore integrazione tra i vari anelli della filiera alimentare, allo scopo di migliorare la competitività dei produttori primari. Per far questo occorre semplificare le procedure amministrative, ma anche favorire l’orientamento al mercato, le logiche imprenditoriali, il ruolo degli agricoltori. Proprio perché costituiti da rappresentanti delle varie attività economiche connesse alla produzione e alle altre fasi della catena di approvvigionamento (trasformazione, commercio/distribuzione), gli Organismi interprofessionali sono fondamentali per realizzare una integrazione maggiore tra i vari anelli della filiera.
Agrinsieme continuerà a puntare con determinazione sull’organizzazione in filiera e sulla cooperazione che è uno dei modelli organizzativi in grado di coprire tutte le fasi della filiera, dalla produzione alla tavola, partendo dalla lavorazione di materia prima italiana.
Non va dimenticato che la rappresentanza comune ha prodotto risultati positivi per soci e imprese del comparto agroalimentare.
CHI È IL NUOVO COORDINATORE
Franco Verrascina è nato a Grottole (MT) nel 1956 e vanta una lunga esperienza sindacale in numerose organizzazioni. Nel 1988 è vicepresidente dell’Unione di produttori olivicoli Unasco; nel 1993 è presidente dell'Unace, L'Unione nazionale del comparto dei cereali. È stato componente del Comitato nazionale INPS coltivatori diretti e del Comitato grandi colture arabili della Commissione Europea, nonchè dell'esecutivo dell'Effat, la federazione europea dei sindacati dei settori alimentari, agricoltura e turismo. Dal 2010 è presidente della Copagri, organizzazione professionale agricola a vocazione generale presente su tutto il territorio nazionale, che rappresenta inoltre in seno al CNEL, il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro.