“È di fondamentale importanza mantenere il valore delle Regioni come autorità di gestione: la PAC post 2020 che si sta delineando promuove infatti un sistema in cui sono i singoli Stati membri a definire e attuare il nuovo strumento dei Piani di Sviluppo nazionale che dovranno includere sia le misure del primo pilastro che la programmazione dello sviluppo rurale. Una novità che genera non poche preoccupazioni rispetto al fatto che la predisposizione di un unico Piano Strategico Nazionale e di un’unica autorità di gestione nazionale possa esautorare o limitare fortemente le competenze regionali e il legame con il livello istituzionale più prossimo ai territori, ai cittadini, alle imprese”. Questo il commento di Giorgio Mercuri, Presidente Alleanza Cooperative Agroalimentari, in merito al dibattito che sta accompagnando in queste ore le operazioni di voto al Parlamento Europeo su alcuni emendamenti alla nuova proposta di Politica Agricola Comune.
Secondo Alleanza cooperative “un unico Piano Strategico Nazionale, calato nella realtà italiana, stravolgerebbe molte delle modalità decisionali, di interlocuzione, di erogazione e controllo consolidate, disperdendo le numerose buone pratiche, competenze e reti consolidate delle regioni più virtuose”.
Non solo. Secondo il presidente Mercuri è lo stesso ambizioso orizzonte di sviluppo strategico del Green Deal Europeo, le strategie sulla Farm To Fork e sulla Biodiveristà, “necessitano ancora di più della piena valorizzazione delle competenze gestionali e operative maturate e dimostrate da buona parte delle regioni italiane, che hanno saputo dar prova nel tempo di qualità e capacità di spesa delle risorse derivanti dai fondi strutturali europei”.
“Pur valutando con interesse la possibilità di prevedere misure di carattere nazionale all’interno del PSN, capaci nel nostro settore di riconoscere ed intercettare le esigenze delle diverse filiere agroalimentari più strutturate – prosegue Mercuri - riteniamo incomprensibile un accentramento tout court a livello nazionale della gestione della nuova PAC. Non esiste infatti un’unica agricoltura nazionale ma un insieme variegato di sistemi territoriali e di agricolture regionali differenti, che trovano proprio nel livello istituzionale regionale l’interlocutore che meglio è in grado, con tempestività, flessibilità e conoscenze specifiche, di corrispondere ai fabbisogni espressi localmente, così come di dare pronta risposta alle avversità che dovessero palesarsi dovute ad eventi climatici o emergenze fitosanitarie, anche grazie all’interlocuzione diretta che ad oggi le Regioni hanno con la Commissione Europea”.