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politiche COMUNITARIE e INTERNAZIONALI

PRINCIPALI BARRIERE ALL’EXPORT DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI IN PAESI TERZI

Categorie: Politiche Comunitarie e Internazionali Tags: export, TAVOLO AGROALIMENTARE, PAESI TERZI, BARRIERE, PROBLEMATICHE

  • Embargo Russo: sarebbe opportuno avere aggiornamenti circa l’embargo russo, i suoi effetti, le possibili strategie d’intervento a sostegno dei settori colpiti e le previsioni per il futuro.
    Le relazioni commerciali esistenti con la Russia rimangono cruciali per molti settori dell’agroalimentare italiano. In generale, l’embargo ha determinato una forte ricaduta sulla redditività dei produttori, laddove la quasi totalità dei prodotti che venivano prima esportati in Russia (in primis ortofrutta, salumi, formaggi, in particolare DOP), si è riversata poi quasi esclusivamente sul mercato interno, andando di fatto a creare un eccesso di offerta che ha a sua volta determinato la contrazione dei prezzi e dunque una forte instabilità economica. Inoltre, la svalutazione della valuta nazionale russa, il rublo, perdendo valore nei confronti dell’euro, ha determinato una contrazione anche di quei prodotti non direttamente colpiti dall’embargo (come il vino).
  • Libia: ci è stato segnalato che da maggio 2015, a seguito di una risoluzione del Governatore della Banca Centrale della Libia, per tutti i beni e i servizi importati in Libia sarà necessario un certificato di ispezione. Inoltre, siamo stati informati dell’esistenza di una “circular 96”, la quale stabilisce che l’unico metodo di pagamento accettato per tutte le merci importate è una letter of credit, accompagnata da un certificato di ispezione emesso da un organismo di ispezione internazionale.
    Sarebbe necessario anzitutto capire se il certificato di conformità emesso da AGE control possa essere considerato valido, inoltre ulteriori chiarimenti sono necessari circa le caratteristiche richieste di un organismo di ispezione per poter rilasciare tale certificato d'ispezione, ivi compreso se deve essere altresì registrato in Libia.
  • Lattiero caseario: in generale, si elencano di seguito le principali problematiche riscontrate in alcuni Paesi terzi:
    1. Russia: non è chiaro se attualmente ancora siano applicabili le restrizioni previste dall’embargo russo anche nei paesi che fanno parte della custom union o se l’export sia possibile solo se lo stabilimento è registrato nell’elenco degli esportatori russi.
    Un ulteriore approfondimento concerne la fattispecie di aziende che hanno la stessa ragione sociale ma più stabilimenti, di cui solo uno/alcuni registrati ma non tutti nell’elenco. In questo caso, non è chiaro se solo le referenze prodotte nello stabilimento registrato possono essere esportate. E’ emersa la possibilità di esportare formaggi senza lattosio, con dichiarazione in etichetta, sarebbe opportuno fare chiarezza sull’argomento.
    2. Brasile: necessario conseguire la certificazione DIPOA, pratica autorizzativa complessa e della durata di 6-8 mesi necessaria per singola sotto-famiglia di prodotti;
    3. India: necessaria dichiarazione sulla origine vegetale del caglio. Ciò non è compatibile con nostri cagli per DOP.
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    4. Cina: Si rimanda alle problematiche elencate all’ultima pagine del presente documento in merito a divieto di lieviti non nei formaggi, al protocollo di analisi previsto dall’AQSIQ, alla procedura di registrazione degli stabilimenti e comunicazione di eventuali modifiche relative allo stabilimento, ai criteri e requisiti relativi al confezionamento ed etichettatura dei prodotti e alla registrazione dei prodotti al primo invio in dogana.
    5. Corea del Sud: limiti microbiologici per i formaggi, prodotti a base di latte crudo non autorizzati.
    6. Turchia: richiesta di pastorizzazione particolare per i formaggi
    7. Colombia e Perù: lunghe procedure di autorizzazione
    8. Messico: sono stati denunciati casi di abuso del marchio “Asiago” da parte di operatori statunitensi e problematiche importanti in merito all’imposizione di dazi.
    9. Indonesia: le nostre associate segnalano difficoltà nella procedura di registrazione dello stabilimento. Ci è stato segnalato che attualmente si dovrebbe procedere col registrare lo stabilimento italiano di produzione e contemporaneamente registrare il prodotto da esportare tramite importatore. Tuttavia al momento, pare non esserci concordanza da parte delle varie autorità coinvolte (istituzioni locali, ICE e Ambasciata) in merito alla effettiva procedura di registrazione del latte e dello stabilimento. Sarebbe opportuno fare chiarezza in merito a questo argomento, in particolare sapere quali siano i parametri previsti per le analisi e i test per i campioni dei prodotti registrati. Per ultimo, sarebbe molto utile capire se esista un protocollo da rispettare per i prodotti lattiero-caseari.

  • Vitivinicolo: Si segnalano tre ordini di problematiche: barriere tariffarie, barriere non tariffarie e tutela delle indicazioni geografiche.
    Per quanto riguarda le barriere tariffarie, le nostre associate registrano dazi differenziati a seconda del Paese d’origine applicati in diversi mercati del continente asiatico, con particolare riferimento alla Cina e alla Tailandia.
    Sul mercato russo segnaliamo, invece, il sistema del custom profile: un modo di tassazione che ha la Russia a seconda del Paese di provenienza e tassa in funzione di presunti valori minimi del vino e non sulla base di quanto dichiarato in fattura. Ad esempio, un generico vino di basso valore è tassato su una cifra (valore minimo) superiore a quanto indicato in fattura.
    Tali situazioni falsano la concorrenza tra gli operatori, con un gap di competitività nei confronti dei produttori di quei Paesi che beneficiano di un accesso privilegiato al mercato di riferimento (in alcuni casi anche a dazio zero o, nel caso della Russia, con un prelievo fiscale del 96% sul prezzo della merce e non del 60% di altri vini).
    Per quanto riguarda le barriere non tariffarie, le nostre associate ci segnalano l’impossibilità di spedire campioni in Cina e Russia, a causa di una procedura lunga, complessa e, molto spesso, opaca. L’invio dei campioni è fondamentale: avviene per presentare una gamma ad un nuovo potenziale importatore, per un cambio annata di prodotti già importati oppure per il lancio di un nuovo prodotto.
    Segnaliamo, poi, una copertura limitata o inesistente da parte delle assicurazioni sul credito, fattore che porta spesso ad escludere a priori potenziali clienti.
    Infine, per quanto riguarda la tutela delle indicazioni geografiche, rimane aperta la questione australiana relativa alla denominazione “Prosecco”.
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  • Biologico: in generale, l’aspetto più complesso per l’export di prodotti biologici in Paesi Terzi concerne il mancato riconoscimento come “equivalente” del metodo comunitario di produzione biologico. Si segnala inoltre che l’accordo di equivalenza tra UE (Reg. Biologico CE 834/2007) e USA (Reg.NOP – National Organic Program), firmato nel febbraio 2012, non comprende il vino biologico, che per essere esportato negli USA deve rispettare quindi le normative statunitensi previste per l’etichettatura e la vinificazione, e pone dei limiti anche per i prodotti alimentari derivati da animali trattati con antibiotici.
     Ortofrutta: numerose sono le barriere ad oggi ancora esistenti per i prodotti ortofrutticoli. In particolare per mele e pere (Cina, Cile, Sud-Africa, USA - accordo bilaterale tra Italia e Usa, che prevede tuttavia la condizione di pre-clereance), kiwi (Corea del Sud, India, Israele, Cina, Giappone, Messico, Vietnam), agrumi (Corea del Sud, Cina), uva da tavola (Canada, Sud Africa), susine (Brasile). ecc..
    In particolare, è recente la segnalazione, per il settore delle mele, della chiusura in India di tutti i porti, ad eccezione di quello di Mumbai.
    Occorre altresì meglio comprendere, a seguito di alcune segnalazioni della stampa polacca, se in Cina sia ora possibile esportare mele (a partire da questa stagione o nel prossimo anno). Nel merito, si richiedono chiarimenti circa l’esistenza di un tavolo tra UE e Cina per questo prodotto o di un negoziato bilaterale in corso tra Polonia e Cina.

  • Riso: Permane il problema relativo all’importazione di riso a dazio zero dai Paesi che hanno sottoscritto l’accordo EBA. Sono opportuni aggiornamenti circa le azioni intraprese dalla Commissione europea a fronte della richiesta italiana dell’applicazione della clausola di salvaguardia.

  • Zucchero: in generale, data la fase ribassista dei prezzi del mercato nazionale e UE dello zucchero, è evidente la necessità di non aprire o di cercare almeno il massimo contenimento possibile dei flussi di importazione zucchero extra UE. Pertanto, considerando le intese in corso di definizione con Thailandia, Mercosur, USA, India e Vietnam (tutte aree caratterizzate da una importante produzione saccarifera) è necessario che siano evitate concessioni negoziate ad altri Paesi Extra UE, accordi di libero scambio con Paesi Extra UE, riduzione o soppressioni anche temporanee di dazi all'importazione, la modifica delle vigenti regole di origine a favore di nuove regole troppo lassiste, gare d’importazione ad hoc aperte a soggetti non “riconosciuti”, un incontrollato uso del regime di Traffico di Perfezionamento Attivo (TPA).

  • Carne: permangono numerosi problemi relativi alle esportazioni nel settore suinicolo che rimangono, purtroppo, legato anche a questioni di natura sanitaria. Esistono evidenti difficoltà a pesare nella definizione di accordi commerciali con Paesi extraeuropei, che adducono motivazioni sanitarie per dare luogo, di fatto, a vere e proprie forme di embargo.
    In questo contesto abbiamo in Italia alcune regioni, in particolare del meridione (Sardegna, Calabria, Campania), in cui il livello di sicurezza veterinaria non è all'altezza delle regioni ad alta vocazione e dei nostri partner comunitari. E' necessario quindi intervenire sia nei confronti dei Paesi che applicano tali barriere per far capire che non tutta la produzione nazionale è soggetta a problematiche sanitarie, sia nei confronti dei produttori e delle regioni italiane interessate da tale emergenza, che rappresentano comunque una percentuale molto bassa della suinicoltura italiana rispetto al totale nazionale.
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    ACCORDI COMMERCIALI

  • TTIP/USA: i negoziati commerciali tra Unione europea e Stati Uniti d’America (TTIP) costituiscono un’importante occasione per trovare una soluzione ad alcuni problemi che i produttori europei incontrano ormai da anni nelle esportazioni verso gli USA. In generale il riconoscimento delle IG risulta di primaria importanza, per tutti i settori.
    Inoltre, è opportuno approfondire quali effetti determinerà l’entrata in vigore del Food Safety Modernization Act e come impatterà con il negoziato TTIP in corso, oltre che sugli accordi bilaterali ad oggi esistenti tra Italia e USA. In ogni caso è necessario evitare l’insorgere di nuovi costi, come invece previsto nella nuova versione del testo regolamentare contente il capitolo dedicato all’imposizione di imposte per l’accreditamento e le certificazioni (“User Fee Program To Provide for Accreditation of Third-Party Auditors/Certification Bodies To Conduct Food Safety Audits and To Issue Certifications”)
    Sarebbe comunque necessario prevedere il superamento delle principali barriere, tariffarie e non, ad oggi ancora esistenti, come ad esempio:

  • Settore-lattiero caseario:
    1. Formaggi a latte crudo: secondo la legislazione federale, alcuni di questi formaggi possono essere commercializzati solamente dopo una stagionatura di almeno 60 giorni. L’UE non prevede tali restrizioni.
    2. Alcune problematiche relative alla stagionatura del prodotto su assi di legno, ritenuta strumentalmente a rischio dal punto di vista biologico dalle autorità americane, assumendo che il suo uso favorisca lo sviluppo di microorganismi patogeni.
    3. Dairy Promotion Program: a partire dal 2011, il Farm Bill impone un’imposta di 7,5 centesimi di dollaro per ogni 45,36 kg di latte (o equivalente latte) importato. L’imposta viene utilizzata per promuovere il consumo di prodotti lattiero-caseari e finanziare programmi di ricerca, ma, nei fatti, i prodotti importati non possono poi beneficiare di tali misure promozionali. L’imposta applicata alle importazioni costituisce, quindi, una forma di discriminazione.
    4. Riconoscimento DOP/IGP;
    5. Dazi e contingentamento delle quote;

  • Settore biologico:
    1. Vino biologico: tolleranza zero negli USA per i solfiti, mentre in UE c’è una soglia minima tollerata.
    2. Carni biologiche: esclusione dei prodotti alimentari derivati da animali trattati con antibiotici

  • Ortofrutta
    1. Sarebbe opportuno avere aggiornamenti in merito alla possibilità di superare le barriere fitosanitarie ad oggi esistenti.

  • Carni
    1. Sarebbe opportuno avere aggiornamenti in merito alla possibilità di superare le barriere ad oggi esistenti.

  • Canada:
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  • Settore biologico:
    1. E’ stata recentemente segnalata una problematica rispetto all’export di insetti utilizzati per la lotta integrata nel periodo invernale. La legge Canadese equipara infatti gli insetti e gli acari destinati alla lotta biologica agli "animali vivi" e li assoggetta alle stesse normative di cani, gatti, bovini, ecc che prevedono un blocco invernale per ragioni di benessere animale. Tuttavia, tali insetti vengono trasportati in scatole climatizzate e pertanto non sono soggetti alle condizioni climatiche esterne.

  • Giappone: In generale il riconoscimento delle IG risulta di primaria importanza, per tutti i settori. E’ inoltre necessario prevedere l’autorizzazione di alcuni additivi, in particolare per il settore vitivinicolo e ortofrutticolo. Nello specifico:

  • Settore vitivinicolo:
    1. E’ essenziale il riconoscimento delle pratiche enologiche, come disciplinato dal Reg. CE n. 606/2009 o, in alternativa, almeno delle pratiche raccomandate dall’OIV.
    2. E’ comunque necessario ottenere almeno il riconoscimento dell’acido metatartico e della Carbossimetilcellulosa (Gomme di Cellulosa).
    3. Infine, deve essere evitato la menzione dell’acido citrico e ascorbico in etichetta, essendo additivi già autorizzati.
    4. Sarebbe utile avere chiarimenti in merito al riconoscimento della DOC prosecco.

  • Settore ortofrutticolo
    1. E’ necessario autorizzare gli additivi utilizzati per gli agrumi per il trattamento di prodotto destinato a lunghi trasporti, ovvero la cera polietilenica ossidata e la cera carnauba, come già previsto nel Reg. UE n 1129/2011.
    2. Per quanto riguarda l’autorizzazione all’esportazione di kiwi, ci era stato anticipato che entro il prossimo mese di gennaio sarebbero state fatte pervenire alcune richieste di integrazione dei dati forniti. Secondo quanto segnalatoci, pero’, buona parte dei dati mancanti/test integrativi necessari potranno essere eseguiti direttamente in occasione della prossima missione ispettiva in Italia del MAFF (prossimo passo previsto dalla procedura autorizzativa). Quando è calendarizzata?
    3. Altri prodotti come uva da tavola, pere, mele sono di interesse per questo mercato e se si riuscisse a fare massa critica con diverse referenze (v. arance autorizzate dal 2007), avrebbe ricadute molto positive anche sui tempi di transito: le compagnie navali potrebbero diminuire i tempi di tratta.
    4. Occorre aprire i canali necessari anche per la commercializzazione di taluni mezzi di produzione.
     Settore lattiero-caseario:
    1. Si segnala che le autorizzazioni alle importazioni non sono concesse in maniera coerente.
    2. Vi sono problemi relativi al sistema sulla sicurezza alimentare.
     Carni:
    Permangono le problematiche relative alla BSE e alla tolleranza zero della listeria monocytogenes.
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     Messico:
     Settore vitivinicolo
    Sono state segnalati casi di commercializzazione di vino rosso con dicitura ingannevole (“Vino Tinto tipo Lambrusco”). Risulta possibile l’avvio di azioni legali per contraffazione richiedendo, in via cautelare, l’adozione di provvedimenti che portano al sequestro del prodotto posto in vendita e all’inibitoria. In questo caso tuttavia il Consorzio deve versare una cauzione a garanzia della parte che subisce il provvedimento.

  • Settore lattiero-caseario
    Recentemente sono stati denunciati casi di abuso del marchio “Asiago” da parte di operatori statunitensi operanti sul mercato messicano, oltre che problematiche rilevanti in merito all’imposizione di dazi.
     Corea del Sud: In generale il riconoscimento delle IG risulta di primaria importanza, per tutti i settori. E’ inoltre necessario prevedere l’autorizzazione di alcuni additivi.

  • Settore lattiero-caseario:
    1. È noto il problema relativo all’ammissibilità di formaggi a latte crudo, sebbene sia altresì notorio da un punto di visto scientifico che, nel caso di formaggi stagionati, il processo di stagionatura è equipollente da un punto di vista igienico-sanitario a quello della pastorizzazione.

  • Settore ortofrutticolo
    1. Dal 2012 si è iniziato ad esportare i kiwi, pur con una procedura complicata che prevede la pre-clearance e di conseguenza la necessaria presenza degli ispettori coreani in Italia con costi a carico completamente delle imprese.
    2. Attualmente è in fase di esame il dossier Agrumi. Il processo complessivo di valutazione del rischio si trova alla fase 3 (Preliminary Import Risk Analysis) di 8 previste nella procedura per la rimozione del bando alle importazioni di vegetali e prodotti vegetali proibiti dalle Autorità coreane.
    3. Altri prodotti ortofrutticoli di interesse per questo mercato sono uva da tavola, mele e pere (i dossier sono stati inviati nel 2007)

  • Cina: richiesta di aggiornamenti sugli sviluppi dell’accordo e del riconoscimento delle IG.

  • Settore vitivinicolo
    E’ opportuno meglio approfondire la reale portata del nuovo testo cinese, entrato in vigore lo scorso 1 settembre, contente alcune liste in riferimento ai prodotti vitivinicoli italiani, in particolare circa la registrazione della terminologia vitivinicola, delle varietà, delle denominazioni d’origine e dei marchi commerciali.
    Si ricordano altresì le problematiche relative all’imposizione di dazi di diverso valore fra i Paesi che esportano in Cina.

  • Settore ortofrutticolo
    E’ necessario verificare se sia ora ammessa l’importazione di mele italiane in Cina. In particolare maggiori informazioni sono necessarie circa l’esistenza di un tavolo tra UE e Cina per le mele o di un eventuale negoziato bilaterale in corso tra Polonia e Cina.
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     Settore lattiero caseario
    Ci viene segnalato che il protocollo delle analisi richiesto da AQSIQ non è chiaro, dovrebbero essere invece indicati i parametri di analisi e le analisi obbligatorie richieste. Attualmente pare che ogni importatore formuli una richiesta diversa, a seconda della dogana di appartenenza e/o dal porto di sbarco.
    Inoltre, pare che la procedura di registrazione dello stabilimento - ed eventuali modifiche (prodotto, indirizzo, altro) - dovrebbe risolversi con un aggiornamento in tempo reale al momento della ricezione della domanda da parte dell’esportatore, mentre al momento l’aggiornamento avviene solo ogni due/tre mesi.
    Ulteriori chiarimenti concernono i criteri per la preparazione di una confezione in cinese: attualmente è demandato all’importatore di comunicare tutte le informazioni da inserire nella confezione per prodotti a marchio. Sarebbe invece opportuno sollecitare la divulgazione di un vademecum in inglese, se possibile semplificato dal ministero della salute italiano, fruibile a tutti gli operatori. Ad oggi esistono degli Standard britannici del 2013, tuttavia tali standard risultano di difficile lettura da parte degli addetti ai lavori, in particolare per quanto concerne gli aspetti legati alla tabella nutrizionale, a come si calcolano i valori da esprimere nella tabella nutrizionale (NRV), all’altezza dei caratteri, all’indicazione della data di produzione e scadenza, ovvero tutte le informazioni ritenute obbligatorie dalla normativa cinese. Infine, un’ultima problematica concerne la registrazione del prodotto al primo invio in dogana: sarebbe necessaria una standardizzazione delle procedure e dei documenti da inviare, cosi da evitare che clienti diversi e dogane diverse richiedono documenti differenti tra loro.

  • Libia: sono necessari maggiori chiarimenti circa il certificato d’ispezione richiesto per tutte le merci importate in Libia, come esplicato a pagina 1.

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