“La qualità e l’indiscusso valore delle produzioni alimentari made in Italy vanno difesi da sistemi di etichettatura che veicolano ai consumatori messaggi fuorvianti, facendo leva solo su singoli parametri e su valutazioni astratte che non considerano i prodotti nel ruolo che essi rivestono nel più ampio riferimento al contesto generale di uno stile di vita quale quello mediterraneo”. Lo ha detto Giorgio Mercuri, Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, durante un incontro svoltosi oggi a Roma con le cooperative agroalimentari per fare il punto sui dossier comunitari in tema di etichettatura.
“Il sistema cosiddetto a semaforo – spiega Mercuri - già utilizzato pur se invia sperimentale in Gran Bretagna e Francia, induce i consumatori a considerare i cibi etichettati con il colore rosso come alimenti da evitare o da consumare con molta attenzione, solo a causa della presenza di determinati ingredienti come sali, zuccheri o grassi naturali (è il caso di molti formaggi, anche eccellenze come le DOP del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano) e non in base al loro apporto nutritivo correlato ai vari stili di vita alimentare. Se si privilegia un solo criterio il rischio è che si arrechino più danni che benefici ai consumatori, i quali potrebbero finire per orientare le loro scelte in tema di diete e regimi alimentari proprio seguendo informazioni nutrizionali eccessivamente semplicistiche”.
Mercuri ribadisce di essere “assolutamente favorevole” all’introduzione della cosiddetta etichettatura nutrizionale, introdotta con il Regolamento comunitario 1169/2011, perché la corretta informazione al consumo resta la priorità. “Vanno solo normate con attenzione – ammonisce il Presidente dell’Alleanza Cooperative Agroalimentari - le informazioni supplementari previste all’art. 35 del Regolamento. È auspicabile che si arrivi presto ad uniformare su una base comune i vari sistemi di etichettatura, che dovranno contenere informazioni nutrizionali basate su accurate ricerche scientifiche e che non introducano in qualche modo discriminazioni verso alimenti che provengano da alcuni stati membri”.