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COMMERCIO ESTERO, L’AGROALIMENTARE SI CONFERMA SETTORE STRATEGICO

COMMERCIO ESTERO, L’AGROALIMENTARE SI CONFERMA SETTORE STRATEGICO Il coordinatore Dino Scanavino: tra le attività economiche, quella agricola è la terza voce in termini di crescita percentuale (+7,8%) dell’export tricolore. Ora è necessario che lo straordinario patrimonio “made in Italy” sia affiancato da adeguati strumenti e interventi volti a consolidarne la base strutturale delle aziende e la sfera organizzativa della filiera. L’embargo russo rende urgente una revisione del quadro di strumenti per la gestione delle crisi.

Categorie: Comunicati Stampa, Primo Piano Tags: AGRINSIEME, ESTERO

Nei primi tre mesi dell’anno sono state in particolare le regioni nord-orientali (+2,9%) e meridionali (+2,5%) a trainare le vendite di beni nazionali sui mercati esteri. In tale contesto, il contributo dei prodotti “made in Italy” agroalimentari è stato del 9% grazie soprattutto al Sud, dove l’export di cibo e bevande ha rappresentato il 16,4% del totale territoriale. Così il coordinatore di Agrinsieme, Dino Scanavino, commenta i dati Istat sulle esportazioni delle regioni italiane del primo trimestre 2015.

Ma è il confronto con i valori dello scorso anno a confermare che l’agroalimentare è uno dei settori più strategici della bilancia commerciale nazionale. Tra le attività economiche, quella agricola è infatti la terza voce in termini di crescita percentuale (+7,8%) dell’export “made in Italy”, dietro soltanto ai mezzi di trasporto e ai prodotti per il trattamento dei rifiuti, mentre l’alimentare (+5,8%) è la terza “potenza” tra le attività manifatturiere. Nell’Italia nord-occidentale, le vendite oltre confine di prodotti agricoli crescono a un ritmo più che doppio (+5%) rispetto al totale nazionale (+2,1%) mentre l’export alimentare aumenta del 2,5%. Nel Mezzogiorno l’aumento tendenziale delle spedizioni agricole è di oltre 18 punti percentuali, secondo in termini relativi solo agli autoveicoli. Forte anche la crescita relativa di prodotti alimentari, che sfiora al Sud il 9%. Cibi e bevande trainano anche l’export del Nord-Est (+6,7%) e del Centro Italia, dove l’aumento dell’8% rappresenta una delle tendenze più importanti nella bilancia commerciale del territorio.

Numeri incoraggianti per un settore che, sempre con più convinzione, sta raccogliendo la sfida dell’internazionalizzazione. Del resto -sostiene Agrinsieme- la crescita della domanda globale di cibo, unita all’aumento d’interesse dei consumatori verso prodotti ad elevato contenuto qualitativo e distintivo, rendono quella dei mercati internazionali la via principale di sviluppo per le aziende agricole italiane.

Per rafforzare la leadership e trovare efficaci percorsi di valorizzazione sui mercati esteri, dove i competitor sono sempre più agguerriti, però, è indispensabile che lo straordinario patrimonio “made in Italy” -sottolinea il coordinatore Dino Scanavino- sia affiancato da adeguati strumenti e interventi volti a consolidarne la base strutturale delle aziende e la sfera organizzativa della filiera. Oltre a ciò, il calo drammatico delle vendite sul mercato russo per effetto della crisi con l’Ucraina, rende urgente una revisione del quadro di strumenti per la gestione delle crisi e dei rischi in agricoltura che passi attraverso politiche innovative rispetto al passato, sia in ambito nazionale sia a livello comunitario.

In questa prospettiva Agrinsieme (che raggruppa Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari), con oltre un milione di aziende agricole, più di cinque mila cooperative, il 40% del valore della produzione agricola, rappresenta un interlocutore strategico nei confronti delle istituzioni per sollecitare la definizione degli interventi richiamati. I dati dell’Istat sono incoraggianti. Un’opportunità che bisogna cogliere per consolidare la leadership dei prodotti agroalimentari all’estero e, più in generale, per promuovere l’internazionalizzazione del sistema Italia.

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