Con le nuove norme europee che tagliano le giornate di pesca, le imprese del settore stanno registrando un -20% di fatturato. “Siamo vicini ad un punto di non ritorno, se ci dovessero essere ulteriori contrazioni nei ricavi, otto imprese su dieci rischiano la chiusura”. È l’allarme lanciato nel corso del webinare organizzato oggi dall’Alleanza delle Cooperative pesca per fare il punto, con operatori, esperti e il dg Mipaaf Riccardo Rigillo, su “Possibili modelli di gestione della pesca delle risorse demersali nei mari italiani: sostenibilità e governance”. “Negli anni la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca, in particolare per le risorse demersali ed i piccoli pelagici. Il Regolamento Ue per il Mediterraneo Occidentale, approvato nel 2019, e prima ancora il Reg. 1380, hanno introdotto nuovi modelli di gestione che impongono l’obbiettivo del cosiddetto massimo rendimento sostenibile, attraverso progressive riduzioni dei giorni di pesca e della capacità delle flotte. E nei prossimi anni sono previste ulteriori limitazioni. Occorre cambiare rotta, partendo da dati scientifici aggiornati e attendibili”, sottolinea l’Alleanza. E proprio un nodo cruciale, secondo la cooperazione, è quello dello stato delle risorse. “L’Europa investe 500milardi di euro per le politiche ambientali, ma l’Italia destina solo 16milioni di euro per studiare i mari. Occorre una fotografia aggiornata sugli ecosistemi marini per attuare politiche di gestione mirate e sostenibili da un punto di vista ambientale, economico e sociale. Attendiamo con impazienza un confronto con il nuovo governo, ministro su questi temi sempre più urgenti”, conclude l’Alleanza.